mercoledì 20 gennaio 2010

Il FONDO E' ANCORA LONTANO

Scritto da Stefano Montanari
mercoledì 20 gennaio 2010

Un anno fa abbondante ebbi modo di leggere il documento con cui la Procura della Repubblica di Rovigo chiedeva l’archiviazione di un procedimento penale contro l’Enel. Le motivazioni addotte per far tirare un sospiro di sollievo al colosso dell’energia mi fecero pensare che avevamo toccato il fondo e che più giù di così sarebbe stato difficile andare.
Poi ci furono altri episodi
non collegati a quello (almeno spero) che corroborarono la mia visione dell’Uomo, senza nulla togliere alla sua autocertificata grandezza, come il meno dotato tra tutti gli esseri viventi. Naturalmente la mia è l’opinione di un non addetto ai lavori e, dunque, passibile di smentita da parte di chi ne sa più di me.
Andando oltre, tralasciando la sottrazione del microscopio, prodezza di quattro personaggi su cui non mi esprimo per motivi gastroenterici ma sulle cui responsabilità qualcuno dovrà pure intervenire, magari la silenziosissima Chiesa, ultimamente ho avuto per vie traverse il pensiero di un’oncologa in pensione, peraltro bravissima quando esercitava la professione, che ora sta meritoriamente percorrendo lo Stivale con una serie di conferenze sull’ambiente e sulle patologie oncologiche che un’ecologia distorta può indurre. Questa dottoressa ha arricciato il naso perché io chiedo denaro in cambio delle mie conferenze, una cosa che, evidentemente, è vista come sconveniente.
Forse la dottoressa non ha presente il fatto che io non faccio come fa lei un copia-incolla di ricerche altrui ma porto le nostre, quelle del laboratorio che, miracolosamente, riusciamo ancora a tenere in piedi. E le nostre ricerche costano tanti quattrini e quei quattrini nessuno ce li mette a disposizione ma devono per forza venire dall’attività del laboratorio e da quel che resta di ciò che mia moglie ed io avevamo messo da parte in qualche decennio di lavoro. Per noi non c’è chi ci paghi uno stipendio o ci passi una pensione. Io sarei ben lieto di poter offrire il frutto delle nostre ricerche gratuitamente come - senza dubbio sbagliando e ora soffrendone le conseguenze - ho fatto per anni e come faccio ancora quando parlo nelle scuole, dalle elementari all’università; ma, ahimè, così non si può pensare razionalmente di continuare. Ora, poi, che si è riusciti a toglierci lo strumento di lavoro, il denaro diventa ancora più importante perché, se si vuole conservare l’indipendenza intellettuale che abbiamo sempre conservato e se non vogliamo chiudere una ricerca che sarà sì scomoda a qualcuno ma che è fondamentale per tutti, ci occorre colmare il vuoto. E questo costerà un sacco di soldi: quanto un paio di settimane di stipendio di un grande calciatore o quasi un mese degl’introiti di un grande comico. Qualunquismo? A me che cosa importa? Poche chiacchiere da salotto!: quel che ci occorre è un microscopio che non possa essere traslocato altrove quando ciò che scopriamo non aggrada a lorsignori come si sta facendo ora. Ma potrebbe pure essere che la dottoressa, che mai ha fatto ricerca, sia disponibile a credere all’idiozia secondo cui la ricerca si può fare con un impegno saltuario a centinaia di chilometri di distanza e senza le attrezzature e il personale idonei. Certo: la ricerca taroccata dei piromani si fa benissimo così. Anzi, si fa anche senza strumenti e senza personale.

Fortunatamente in tutto questo letamaio c’è anche il lato comico.
Qualche giorno fa, il 14 gennaio, si tenne al Comune di Nichelino (Torino) un incontro pubblico in cui si discettò di quel monumento al genio umano che è l’inceneritore del Gerbido. Nella circostanza un tale Fabrizio Zandonatti, relatore della giornata, disse: “Quello delle nanoparticelle … famosissimo … Stefano Montanari … parlando con lui che è direttore … che cosa disse sostanzialmente in un incontro fatto con lui … che il problema non era tanto, di per sé , il singolo impianto … questo era il suo punto di vista … a microfoni spenti … fidatevi o non fidatevi è lo stesso, lo racconto perché è la verità … il problema non era legato a un impianto, ma era il numero sproporzionato di impianti che si andava a realizzare...”
(http://www.youtube.com/watch?v=iIWk3YyKWg4).
Fino a ieri io non avevo consapevolezza che quel signore esistesse e nemmeno ora so chi sia al di là dell’informazione ricevuta da un amico torinese secondo cui si tratterebbe del l’amministratore delegato di CIDIU S.p.A., una delle tante aziende che, nel nostro Paese, maneggiano rifiuti a scopo di lucro, e più rifiuti ci sono, più quattrini arrivano.
Che si tratti di un millantatore non ci sono dubbi, ma, da un certo punto di vista, lo capisco: trovarsi per mestiere a difendere pubblicamente un concetto così sfacciatamente demenziale come l’incenerimento dell’immondizia diventa imbarazzante se si ha di fronte una platea di persone con un minimo di preparazione scientifica o anche solo di buon senso e non un gregge di ovini decerebrati da trattamento intensivo TV a cura degli “scienziati” e dei “divulgatori” di regime. Ecco, allora, che, per trarsi d’impaccio, ci s’inventa spericolatamente lì per lì un pur improbabile incontro con me (che nella fantasia del personaggio divento genovese) e vi si aggiunge il pepe di una confidenza “a microfoni spenti”, lasciando credere che quell’incontro fosse pubblico e che io sostenessi una tesi ad uso dei miei presunti tifosi osannanti e il suo contrario quando ebbi la fortuna di civettare amabilmente con una persona della sua levatura. “Inventiamoci tutto – avrà pensato il signor Fabrizio - e che Dio me la mandi buona.”
Ormai dantescamente “del mondo esperto e de li vizi umani e del valore” so di non potermi aspettare l’ammissione di vergogna del signor Fabrizio né, men che meno, le sue scuse, magari affermando di essere stato male interpretato e che quel Montanari non sono io ma si tratta di un curioso caso di omonimia. Era o non era di Genova quello? Però, come i comici che fanno ridere solo quando non lo sanno, le comari che traggono un surrogato di vita solo dal veleno e dai pettegolezzi, i professori prostituiti e i bamboccioni nullafacenti che fanno da stuoino alle categorie di cui sopra, anche per il signor Fabrizio non riesco a provare altro che una profondissima pietà. Forza: prima o poi arriverà l’ora di raggiungere una “cenerosa” pensione e al diavolo tutto il resto!

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